29 Aprile 2024

Illustrissimo et eccellentissimo Signor mio … studenti in cattedra ci illustrano …

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L’idea di chiamare tra noi gli alunni dell’ISI di Barga, in questo caso la classe  4del Liceo Linguistico (precedentemente sono intervenuti quelli del quinto anno Liceo Economico Sociale) nasce dalla consapevolezza che nessuna buona idea ha futuro se non con il coinvolgimento diretto delle nuove generazioni. La buona idea è quella delle Conferenze del Lunedì di UniTre Barga, ma anche quella di ascoltare e conoscere come studiano i nostri giovani.  Così lunedì 15 gennaio, ore 17, Unitre Barga invita all’incontro con gli alunni della classe 4a del Liceo Linguistico che presenteranno il risultato di un lavoro di ricerca e approfondimento sul periodo trascorso da Ludovico Ariosto a Castelnuovo, in qualità di Commissario Generale Estense, dal 1522 al 1525. Nel 1522 la Garfagnana era tornata da pochi mesi sotto il controllo politico degli Estensi di Ferrara: “una terra infestata dai briganti”

  dall’opera di Antonio Possenti: “Malinconia di Ludovico Ariosto”

 “Questa è una fossa, ove abito, profonda,
donde non muovo piè senza salire
del silvoso Apennin la fiera sponda.”

 

Gli studenti si sono cimentati in una ricerca bibliografica guidata dalla insegnante di Lettere, Prof.ssa Silvia Redini, ed hanno collaborato attivamente per la realizzazione della conferenza, curando anche gli aspetti comunicativi.
Attraverso l’analisi delle lettere che il poeta inviò alla casata estense e agli amministratori dei territori confinanti, è stato ricostruito il clima del tempo dal punto di vista sociale e politico. Le lettere selezionate, e in questa occasione sinteticamente presentate, faranno conoscere un Ariosto alternativo: rigoroso nell’espletamento del suo compito, desideroso di essere guidato nelle sue decisioni e deluso quando il Duca non risponde, preoccupato delle violenze diffuse che quotidianamente si registrano sul territorio.
Esse raccontano anche una società arcaica dove la ricchezza era avere un mulo o poter raccogliere le castagne, dove i matrimoni erano stabiliti dalle famiglie, dove la giustizia privata aveva la meglio su quella pubblica e dove le violenze erano all’ordine del giorno.
I ragazzi daranno così un ritratto alternativo dell’Ariosto compositore dell’Orlando Furioso molto diverso da quello offerto dai manuali di letteratura, perciò più interessante e coinvolgente.
Un appuntamento davvero da non perdere!

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 Ludovico Ariosto è uno dei massimi poeti della letteratura italiana, uno degli autori principali del nostro Rinascimento che, con la sua opera, è assurto a vero e proprio cardine di tutta la produzione cinquecentesca. 

Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia nel 1474; il padre, Niccolò, è un conte al servizio degli Estensi e vuole avviarlo alla vita di corte, per questo, lo costringe alla carriera giuridica e allo studio del diritto. Nel 1494 Ariosto decide di abbandonare gli studi giuridici per dedicarsi alle lettere, sotto la guida del monaco Gregorio da Spoleto: studia Marsilio Ficino e la filosofia neoplatonica, gli autori classici, soprattutto Orazio, e conosce Pietro Bembo, la cui influenza sarà visibile soprattutto nelle diverse stesure dell’Orlando furioso. Morto il padre (1500) Ariosto, figlio maggiore di una famiglia numerosa, deve garantire la sicurezza economica a fratelli e sorelle e, per questo diventa uomo di corte presso gli Estensi.
Dal 1501 al 1503 è capitano della rocca di Canossa e, dal 1503 fino al 1517, segretario del cardinale Ippolito d’Este, incarico che lo vede protagonista di missioni diplomatiche e incarichi amministrativi, svolti controvoglia e quasi sempre coronati da insuccessi. Nel 1516 pubblica il Furioso e nel 1517 si rifiuta di seguire il cardinale Ippolito d’Este ad Agria, in Ungheria, rompendo ogni relazione con lui.
L’anno successivo entra al servizio del Duca Alfonso d’Este ma sono anni difficili: mentre l’Italia è in piena crisi politica e subisce gli effetti della guerra tra Carlo V e Francesco I, Ariosto si ritrova a dover reclamare il proprio stipendio che gli veniva corrisposto sempre più saltuariamente.
Tra il 1522 e il 1525 gli viene assegnato il commissariato della Garfagnana, un incarico politico difficile che lo porta ad amministrare un territorio insicuro e lontano dalla corte di Ferrara e dall’amata Alessandra Benucci.
Il periodo successivo è più felice perché ad Ariosto, rientrato a Ferrara, viene assegnata l’organizzazione degli spettacoli teatrali di corte, compito che gli permette di concentrarsi sulla produzione letteraria in modo proficuo. Nel 1527 sposa Alessandra Benucci; nel 1533 muore.

Le opere di Ludovico Ariosto
Al 1502-1503 risalgono le prime prove letterarie del giovane Ariosto si tratta di liriche in latino e in volgare dove l’autore dimostra una sicura conoscenza degli eventi storici a lui contemporanei e propone una visione non convenzionale del sentimento amoroso, visto come una passione irrazionale. Oltre a una tragedia e ad altre opere minori, vanno segnalate la Cassaria e i Suppositi, primi esempi di commedie in volgare, composti e rappresentati tra il 1508 e il 1509.
Del 1516 è la prima versione dell’Orlando Furioso, il capolavoro di Ariosto; tra il 1517 e il 1525 lavora alle Satire e alla commedia Il negromante mentre nel 1526 vede la luce la seconda edizione, poco rimaneggiata del Furioso.
Negli anni successivi rielabora e migliora le opere teatrali giovanili e scrive ex novo la Lena; sempre in questo periodo mette ancora mano al suo capolavoro, con l’aggiunta di nuovi episodi e una sostanziale revisione della lingua; la versione definitiva del Furioso vede la luce nel 1532.

Struttura e interpretazioni principali dell’Orlando Furioso
L’Orlando Furioso è un poema scritto in ottave, la prima edizione consta di 40 canti, nell’ultima se ne contano, invece 46. Già dal titolo è ben chiaro il debito e la, almeno apparente, continuità che Ariosto persegue nei confronti della tradizione, medievale e umanistica, del poema epico e cavalleresco: l’Orlando furioso si presenta, infatti, come la prosecuzione delle vicende dell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo e, più in generale, del ciclo bretone e del ciclo carolingio.
Tuttavia la vera materia dell’Orlando Furioso, a differenza dell’opera del Boiardo, non sono le istituzioni cavalleresche, ormai scadute nella coscienza cinquecentesca, che vengono utilizzate solo come un’efficace espediente narrativo, in grado di rispondere alla aspettative del pubblico e di veicolare messaggi. Il poema ariostesco celebra in realtà la concezione moderna e laica dell’uomo, propria del Rinascimento, è per questo, in definitiva, che i personaggi non sono mai completamente definiti e abbozzati, perché costituiscono degli espedienti per mostrare i vari sentimenti umani.
Quello cantato da Ariosto, inoltre, non è un Rinascimento del tutto solare: dalle pagine del Furioso emerge, piuttosto, una piena consapevolezza dei limiti etici e morali dell’uomo, come anche della crisi politica e culturale che le azioni di Carlo V (la discesa in Italia) facevano chiaramente presagire.
L’armonia – parola chiave dell’interpretazione offerta da Benedetto Croce -, l’equilibrio e la saggezza, intesi come, soprattutto, in senso etico, come controllo di sé e dei propri moti, sono sicuramente i messaggi portanti della poetica di Ariosto, resi attraverso lo stretto controllo formale della materia narrata. Tale equilibrio, non va inteso però come l’accettazione pacifica e incondizionata del mondo circostante quanto, piuttosto, come la faticosa conquista di una misura interiore, derivante da un’analisi obiettiva e, a tratti, pessimistica del reale.
Le interpretazioni più recenti del poema (Caretti), quindi, pur valorizzando la lezione crociana, hanno tentato di calare il concetto di armonia in un contesto storico e culturale ben preciso, depurandolo da un’eccessiva ingenuità che faceva della poesia, anche ariostesca, la contemplazione nitida del mondo dei sentimenti.

Le opere di Ludovico Ariosto
Al 1502-1503 risalgono le prime prove letterarie del giovane Ariosto si tratta di liriche in latino e in volgare dove l’autore dimostra una sicura conoscenza degli eventi storici a lui contemporanei e propone una visione non convenzionale del sentimento amoroso, visto come una passione irrazionale. Oltre a una tragedia e ad altre opere minori, vanno segnalate la Cassaria e i Suppositi, primi esempi di commedie in volgare, composti e rappresentati tra il 1508 e il 1509.
Del 1516 è la prima versione dell’Orlando Furioso, il capolavoro di Ariosto; tra il 1517 e il 1525 lavora alle Satire e alla commedia Il negromante mentre nel 1526 vede la luce la seconda edizione, poco rimaneggiata del Furioso.
Negli anni successivi rielabora e migliora le opere teatrali giovanili e scrive ex novo la Lena; sempre in questo periodo mette ancora mano al suo capolavoro, con l’aggiunta di nuovi episodi e una sostanziale revisione della lingua; la versione definitiva del Furioso vede la luce nel 1532.

Struttura e interpretazioni principali dell’Orlando Furioso
L’Orlando Furioso è un poema scritto in ottave, la prima edizione consta di 40 canti, nell’ultima se ne contano, invece 46. Già dal titolo è ben chiaro il debito e la, almeno apparente, continuità che Ariosto persegue nei confronti della tradizione, medievale e umanistica, del poema epico e cavalleresco: l’Orlando furioso si presenta, infatti, come la prosecuzione delle vicende dell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo e, più in generale, del ciclo bretone e del ciclo carolingio.
Tuttavia la vera materia dell’Orlando Furioso, a differenza dell’opera del Boiardo, non sono le istituzioni cavalleresche, ormai scadute nella coscienza cinquecentesca, che vengono utilizzate solo come un’efficace espediente narrativo, in grado di rispondere alla aspettative del pubblico e di veicolare messaggi. Il poema ariostesco celebra in realtà la concezione moderna e laica dell’uomo, propria del Rinascimento, è per questo, in definitiva, che i personaggi non sono mai completamente definiti e abbozzati, perché costituiscono degli espedienti per mostrare i vari sentimenti umani.

L’Orlando Furioso: la trama

La trama dell’Orlando Furioso, estremamente complessa e articolata, per scelta consapevole dell’autore, può essere riassunta in alcuni nuclei tematici principali.
La vicenda portante è quella della guerra tra cristiani (Franchi) e saraceni (Mori); si tratta di un argomento bellico, tipico della tradizione del poema epico e cavalleresco, anche nei secoli precedenti. La narrazione inizia con l’assedio di Parigi da parte del re saraceno Agramante, dove si mette in luce l’eroico guerriero Rodomonte: con le sue gesta sembrano, in un primo momento, avere la meglio sull’esercito cristiano di Carlo Magno. Un secondo nucleo tematico è quello della riscossa cristiana che consente di invadere l’Africa e di ottenere la vittoria finale sui saraceni.
Molte altre vicende si snodano intorno all’amore di Orlando per Angelica e alla pazzia dalla quale il paladino è colto quando scopre che Angelica è sposata; a questa condizione seguono il recupero del senno per opera di Astolfo e della volontà divina. Altra tormentata vicenda amorosa è quella tra il saraceno Ruggiero e la cristiana Bradamante, destinati a generare la stirpe degli Estensi dopo la conversione dell’uomo. In questa vicenda si può notare uno sviluppo del motivo encomiastico, già presente nella dedica del poema al Cardinale Ippolito d’Este.

 

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